cartoline grande guerra - COLLEZIONE STEFANO ALUISINI

Fondo Stefano Mura

Giuseppe Mentessi - “Mater dolorosa” - Alfieri & Lacroix, Inc. Imp. Milano - cartolina realizzata per il Comitato Pro Umanità di Milano - per il pane ai prigionieri italiani - spedita da Milano a Roma il 20 giugno 1916 - posta ordinaria

In questi giorni, grazie alla grande generosità di un caro amico ed ex commilitone nella Guardia di Finanza, al quale molto già devo anche per il ritrovamento dei miei avi scomparsi durante la Grande Guerra, la nostra collezione di cartoline - in minima parte pubblicata su questo sito e più diffusamente nel nostro libro a tiratura limitata “CARTOLINE DAL FRONTE” (2019) - si è arricchita di altri 70 pezzi. Si tratta di cartoline sia italiane che straniere, relative a corrispondenza militare in franchigia, emesse per raccolta fondi o beneficienza oppure distribuite con scopi e soggetti di propaganda, donateci dal Luogotenente della Guardia di Finanza e ricercatore storico Stefano Mura. Spesso relegate dai Collezionisti a iconografia di rango inferiore rispetto alla documentazione puramente fotografica, le cartoline - in particolare quelle “viaggiate” (in questo caso sovente tra Svizzera e Italia) - sono in realtà una preziosa fonte di informazioni e costituiscono una testimonianza ancor più profonda del vero volto della guerra, quello che più impatta sui sentimenti e l’animo umano di chi l’ha vissuta. Le cartoline, ancor più delle lettere, costituivano infatti spesso l’unico mezzo per cercare di mantenere un flebile contatto con gli affetti lontani, specie se all’estero e per gli emigranti. Dai testi manoscritti emergono quindi la nostalgia, la paura, la sofferenza, le notizie terribili dell’epidemia di influenza spagnola. Tra questa collezione di cartoline è particolarmente importante, tra le altre, la sezione dedicata all’antico Cimitero degli “Invitti” della Terza Armata a Colle Sant’Elia, il primo Sacrario di Redipuglia, poi disgraziatamente dismesso in favore dei quello più grande in gradoni di cemento nato negli anni Trenta sulle pendici del prospicente Monte Sei Busi per volere del regime fascista. Il Fondo Stefano Mura si completa poi con una serie di cartoline a colori riguardanti il Sud Tirolo, stampate prima della fine conflitto, alcune delle quali portano i segni di una apparente “censura” italiana che ha sovente corretto, cancellandola, la toponomastica in lingua tedesca originariamente impressa sul cartoncino dalle tipografie produttrici locali.

T. Cascella - Al forte… dopo Ala - I Serie n. 5 (C.R.I.)

Sopra e di seguito: quattro esemplari non viaggiati di cartoline commemorative della “IV Guerra di Indipendenza Italiana” riproducenti dipinti a firma di Tommaso Cascella (Ortona, 24 marzo 1890 – Pescara, 8 dicembre 1968) e realizzati per la Croce Rossa Italiana. Il Cascella, “figlio d’arte” del padre Basilio, si recò sul fronte francese nel 1914 ove realizzò acquerelli e disegni (oggi custoditi nel Museo civico “B. Cascella” di Pescara). Ritenuto una spia, fu arrestato dai francesi e rischiò la fucilazione ma venne liberato per intercessione di Gabriele d’Annunzio. Chiamato alle armi nel 1915 fu inviato sul fronte albanese dove realizzò disegni e dipinti poi esposti a Roma e a Londra (“Impressioni di guerra albanese eseguite dal soldato T. C.”).

T. Cascella - Avanscoperta (dall’altopiano carsico) - I Serie n. 1 (C.R.I.)

T. Cascella - Passaggio sull’Isonzo - I Serie n. 2 (C.R.I.)

T. Cascella - L’Adige verso Chizzola - I Serie n. 4 (C.R.I.)

Serie: DOVE COMBATTONO I NOSTRI SOLDATI - n. 7 - “L’alto vicentino e l’Altopiano dei Sette Comuni” - A. Vistarini - Roma

fotocartolina n. tipo 17478 - Giov. Santacaterina - Schio (VI)

Sempre nello scenario del fronte di guerra degli Altopiani tra Veneto e Trentino, illustrato nella cartina della cartolina sopra, a sinistra vediamo una fotocartolina del paese di Arsiero, allo sbocco dell’Astico nella pianura vicentina, situato ai piedi del famoso Monte Cimone (non inquadrato nell’immagine) teatro dello scoppio della mina austro-ungarica del 23 settembre 1916 che travolse quasi 1.000 soldati italiani. La fotografia è scattata da un piccolo cimitero austro-ungarico nella parte nord del vecchio abitato (forse in origine il piccolo cimiterino che si trovava sulle pendici meridionali del Cavjolo); sullo sfondo la chiesa di San Michele Arcangelo. Dopo la guerra le salme dei caduti furono trasferite vicino al camposanto civile, nella parte est del paese, nel cimitero monumentale militare che raccoglie le spoglie di 2.223 caduti (delle quali 726 di soldati austro-ungarici).

“Natale al fronte” - dipinto di Pietro Villani - posta militare - inviata il 26 dicembre 1915 “dal fronte” verso il Canton Ticino (Svizzera) a firma del soldato Emilio Fontana (esistono almeno 6 caduti durante la Grande Guerra con queste generalità, dei quali 3 irredenti trentini)

A sinistra: “Fraternità latina” (mod. 2918)

Sopra: due cartoline di tipo patriottico per corrispondenza civile, spedite dall’Italia verso Berna (Svizzera) nell’aprile e nel maggio del 1917 - entrambe visto “verificato per censura” dai rispettivi uffici (n. 27 per Genova e n. 96 per Roma Ferrovia).

A sinistra e sopra: fronte e retro di cartolina commemorativa realizzata nel paese elvetico per il sostegno al rientro dei feriti italiani attraverso la Svizzera (stampa M. Franceschetti - Zurich - Edition Art. Perrochet-Matilde - Lausanne).

Disegno allegorico del 1916 di Antonio de Grada (Milano, 14 maggio 1858 - Milano, 28 ottobre 1938), artista noto in Svizzera (Zurigo).

Si noti l’errore grammaticale (“passagio”).

A sinistra e sopra: cartolina in bella grafia spedita per posta ordinaria, il 23 dicembre di anno imprecisato (1915?), inviata dal Battaglione Alpini “Sette Comuni” del 6° Reggimento Alpini dalla caserma di Bassano del Grappa dove fu costituito il 30 novembre 1915.

Missiva a favore di destinatario svizzero "(Zurigo). Tema allegorico con assalto di Fanteria nella Grande Guerra, sullo sfondo di una Patria con bandiera - illustratore Pizzolato.

Fotocartolina inviata il 23 marzo 1917 dal soldato Gildo Mercatali della 6^ Compagnia del 244° Reggimento Fanteria a destinataria elvetica (Basilea), per posta ordinaria, con gli auguri per la Pasqua imminente. Il reparto non era ancora in linea; dopo un periodo di addestramento, raggiunse il fronte dell’Isonzo solo il 20 maggio. Il soldato Mercatali (notare l’aggettivo “indimenticabile”) sopravvisse probabilmente alla guerra dato che il suo nome non risulta tra i Caduti o i Dispersi.

Una delle immagini iconiche della Grande Guerra sul fronte italiano, fotografia e fotocartolina da sempre oggetto di controverse interpretazioni per quanto più volte indicata come tratta da “vera fotografia”. Si tratta in effetti di un'immagine di fonte incerta, ufficialmente citata come lastra fotografica scattata dal Cappellano prima di morire (una copia è presente incorniciata anche nella sala del medagliere del Duca D'Aosta presso il Museo Storico della Terza Armata di Padova). Secondo alcuni la stampa britannica (The War Illustrated - 1° dicembre 1917) aveva già pubblicato quella stessa identica immagine già sei mesi prima dell'evento citato sulla didascalia della cartolina ufficiale (combattimenti sul Montello del 1918) e riferendola invece a un imprecisato punto lungo l'Isonzo appena superato dagli austriaci durante l'offensiva di Caporetto (ottobre 1917). Un altro esemplare di questa fotografia, parzialmente annotato a mano sulla cornice cartacea, si trova esposto al Museo del Nastro Azzurro di Salò (Brescia); le note a mano riportano tra i protagonisti dell’episodio sul Montello il Cap. Eugenio Bellini, indicato come della 7^ Batteria del 90° Reggimento Art. da Campagna (nell’Albo d’Oro dei Caduti risulta del 30° - secondo il quale l’ufficiale spirò quel giorno presso la 30^ Sezione di Sanità) oltre a Fanti e Mitraglieri del 256° (?); tali note manoscritte indicano che l’episodio si registrò tra le ore 11 e le ore 13 del 19 giugno 1918 (altre note proseguono - invisibili - sul retro della fotografia, custodita sottovetro).

Cartolina in franchigia militare inviata dal soldato Vincenzo Ietti inquadrato come magazziniere militare a Bologna - San Vitale e spedita all’amico Leonardo Fradelizi di Domodossola (Novara). Non disponendo dell’indirizzo il mittente indica la professione “fumista” (spazzacamino) per agevolare il portalettere.

La cartolina viene inviata il 29 ottobre 1918, in piena epidemia di “influenza spagnola” che, come si legge nella grafia chiara del retro del cartoncino “… la malattia qui a Bologna si infierisce e fa strage…”. Il mittente assicura però di essere al riguardo in buone condizioni per quanto “…so dirti solo che sono stanco della vita, speriamo che finisca presto…”.

A destra: cartolina in franchigia militare del Regio Esercito inviata il 24 giugno 1917 sempre al Sig. Leonardo Fradelizi di Domodossola dall’amico soldato S.M. (Margaroli?) della 83^ Batteria - 25° Gruppo - 1° Regg. Artiglieria da Montagna costituito dai gruppi “Torino–Susa”, “Torino–Aosta”, “Torino–Pinerolo” e “Mondovì”. Apparteneva alla 6^ Armata operante sul territorio degli Altopiani. La cartolina è stata scritta dalla “zona di guerra” il 18 giugno ovvero nel pieno della controffensiva italiana nel settore dell’Altopiano dei Sette Comuni, durante la terribile battaglia dell’Ortigara. Eloquente il testo che si riesce a decifrare da una grafia sbiadita sul retro del cartoncino, con un auspicio tanto surreale quanto spiritoso ma destinato purtroppo a rimanere un sogno: 

“Caro Leonardo, ti mando un saluto (…) come pure alla famiglia. Dopo di aver passato un periodo di tempo non tutte rose, mi trovo in un paesello di vallata dove sto bene. Spero che per la vendemmia abbia fine la guerrà così potremo fare un assalto alla (…). Di salute sto bene, come ne spero di voi tutti. Salutami tutti affettuosamente - l’amico Margaroli”.

Con tutta probabilità S. Margaroli, ovvero il soldato Stefano Margaroli, di Silvestro, nato a Toceno (VCO) il 13 marzo 1882, del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna, sopravvisse ai durissimi combattimenti dell’Altopiano ma pochi mesi dopo si ammalò. Spirò a Mantova il 26 novembre 1917.

Sotto: tre cartoline di una nutrita serie con oggetto temi di aspra propaganda anti austro-tedesca, prodotte in Italia (Milano) nel marzo del 1917 (Società Editoriale Milanese); fanno parte di una corrispondenza più ampia intercorsa tra una distinta signora (Maddalena) e la figlia Gina (o forse due, con Maria), professoressa, lontane e in apprensione anche a causa di un recente lutto che le ha colpite; sono contenuti poco decifrabili per la calligrafia ma che la distanza rende ancor più strazianti:

[da Roma a Novara]“27 maggio 1918 - Gina mia carissima, anche oggi soltanto un saluto: sono molto stanca perché ho lavorato molto qui nel tuo studio, fra tutti i lavori ed i ricordi del nostro adorato (…). Ora vado a trovarlo al cimitero. Già un (…) è trascorso dalla tragica (…) che ci ha colpite e il mio dolore aumenta ogni giorno. Ho bisogno di te, del tuo bene, del tuo grande e immenso conforto. Bisogna pazientare ancora un po’ (…), lo so e lo devo fare. Ti bacio come tutta l’anima tua (…)”.

[da Roma a Novara] “Carissima Gina, ho avuto ancora da Milano notizie inquietanti sulla salute di mammina; il solito e immagino più grave scompenso di cuore, edemi, etc. Puoi (…) la mia pena! Spero proprio che Gabrielle arrivi non più tardi del 3; sono (…) di vedere mammina e di venire un po’ vicino a te (…)

[da Roma a Milano]“17 luglio 1918 - “Cara mammina, abbiamo fatto buon viaggio e stiamo bene di salute. Ci raccomandiamo di stare calma e di mandarci presto buone notizie tue. Affettuosi saluti e baci. Maria e Gina”.

Dinanzi al contenuto delle missive non può non colpire la scelta dei soggetti di alcune delle cartoline (nella collezione ne risultano molte altre della stessa serie inutilizzate dalle stesse mittenti).

Classica cartolina con il testo del Bollettino della Vittoria (Stabilimento Arti Grafiche Bertarelli - Milano) con a sinistra in verticale i simboli delle città di Trieste, Milano (al centro) e Trento.

A dimostrare che le sofferenze dei soldati non finirono il 4 novembre del 1918, si veda la cartolina sopra, spedita in franchigia militare dall’Albania (Durazzo - Tirana) a Domodossola il 10 ottobre 1919. Fu inviata dal soldato Conti (Corti) Agostino (detto Fortunato) della 1491^ Compagnia Mitraglieri FIAT al Sig. Leonardo Fradalizio; anche in questa occasione, nonostante la via sia indicata correttamente nell’indirizzo, il mittente precisa che il destinatario è un “fumista” per fare riferimento alla di lui ditta o attività, una specializzazione che all’epoca in quelle zone era piuttosto diffusa tanto che in molti della Val d’Ossola, forti di quelle loro conoscenze, trovarono per questo lavoro emigrando all’estero, in particolare in Svizzera, Francia e Germania.

Con la fine della guerra si recuperarono dai campi di battaglia le salme dei caduti, raccolte prima in piccoli camposanti di settore e poi raccolte in cimiteri-sacrari militari di medie dimensioni, infine abbandonati dal regime fascista negli anni Trenta con la creazione dei grandi sacrari monumentali. Il più noto e struggente tra questi vecchi cimiteri di guerra, costruito nel tempo con amorevole cura dai commilitoni e diventato un vero e proprio tempio della Memoria, fu quello di Colle Sant’Elia a Redipuglia per gli “Invitti” della Terza Armata, poi anch’esso dismesso per volontà del regime che vi costruì dinanzi gli immensi gradoni del nuovo Sacrario di Redipuglia dove sono raccolte le spoglie di centomila Caduti.

Ufficio Centrale Cura e Onoranze Salme Caduti in Guerra - Tomba di Aviatore sconosciuto - “Ora non sbatte l’aria, che l’ala del mio sogno”. Struggente il ritratto della bimba, forse l’orfana di un pilota.

Ufficio Centrale Cura e Onoranze Salme Caduti in Guerra.

Tomba degli Alpini: 

“A noi, Fanti del Carso, gloria è dormir vicini ai puri Eroi dei monti, nostri fratelli Alpini”.

Sotto un paio di sci incrociati con le racchette da neve e un rotolo di filo spinato a corona, si vedono le tombe di alcuni Alpini della 116^ Compagnia Mitraglieri FIAT tutti morti per le ferite riportate in combattimento lo stesso giorno, il 25 settembre 1917, e in particolare: 

Caporale GIACHINO CARLO GIOVANNI di Gaspare - nato a Murisengo (AL) il 28 marzo 1886, inizialmente sepolto nel cimitero di Mucile, poi traslato a Redipuglia Colle Sant’Elia, tomba n. 1, fila n. 7, settore 1 - non risulta tomba nominativa nel nuovo Sacrario di Redipuglia - Monte Sei Busi

Soldato MASSANO CARLO di Martino, nato a San Martino Alfieri (AL) il 28 ottobre 1883, inizialmente sepolto nel cimitero di Mucile, poi traslato a Redipuglia Colle Sant’Elia, tomba n. 2, fila n. 7, settore 1 - traslato al nuovo Sacrario di Redipuglia - Monte Sei Busi con indicazione tomba n. 12

Soldato GILI PAOLO di Giuseppe, nato a Piscina (TO) il 6 agosto 1883, inizialmente sepolto al cimitero di Mucile, poi traslato a Redipuglia Colle Sant’Elia, tomba n. 3, fila n. 7, settore 1 - poi traslato nel nuovo Sacrario di Redipuglia - Monte Sei Busi tomba n. 17900, fila gradone IX (data morte indicata nel 4 ottobre 1917)

Caporale BOCCACCI LUIGI di Domenico, nato a Boccolo de’ Tassi - Bardi (PC) il 15 luglio 1886, inizialmente sepolto nel cimitero di Mucile, poi traslato a Redipuglia Sant’Elia, tomba n. 4, fila n. 7, settore 1 - poi traslato nel nuovo Sacrario di Redipuglia - Monte Sei Busi tomba n. 4293, fila gradone III (cognome indicato: Boccocci)

Ufficio Centrale Cura e Onoranze Salme Caduti in Guerra - Pipa - “Dell’ignuda trincea, mia fida amica”.

Ufficio Centrale Cura e Onoranze Salme Caduti in Guerra - Tomba di un soldato del Genio ignoto - “Dicea marciando il Fante: Oh misera fiammella che a notte fonda mi rischiara la via! A me perenne, vivida luce è la fede mia, Amor de la mia terra, l’amor d’Italia bella”.

Nella cartolina sopra e in quella sotto si noti la cancellatura apposta sull’originaria dicitura in lingua tedesca (Joh. F. Amonn - Bozen)

Luglio 1992 - tre Cime di Lavaredo - campo mobile III^ Compagnia Scuola Alpina Guardia di Finanza (lago di Misurina - tre Cime di Lavaredo - Rif. Locatelli e Auronzo - Auronzo di Cadore)