ex cimiteri militari italiani di marcesina -

san lorenzo e campo spa

(altopiano DEI SETTE COMUNI)

Retrovia in alcune delle grandi battaglie sull’Altopiano durante il primo conflitto mondiale, questa immensa e silenziosa piana ha visto le vicine abetaie che la circondano ferite a causa della tempesta “Vaia”. Nell’estate del 2020, ormai ultimato gran parte del lavoro di recupero delle piante abbattute dall’uragano, questo luogo di assoluta pace, popolato solo da poche grandi malghe, conserva nonostante tutto ancora il suo fascino, tanto quanto per l’escursionista nel periodo estivo che per coloro che praticano lo sci-alpinismo durante l’inverno. Nelle giornate più limpide si vedono agevolmente verso settentrione le catene dolomitiche del Lagorai e lo stesso profilo della Marmolada. Lungo la strada sterrata che porta al limite settentrionale della piana, verso la sottostante Valsugana, si trova la Cappella di S. Lorenzo, costruita vicino all’ex cimitero militare italo austriaco del quale restano ancora le vestigia, sotto una grande croce eretta su un cippo di pietra. Qui si trovava infatti un ospedaletto da campo italiano che accoglieva i feriti provenienti dalle prime linee e dallo stesso settore Ortigara. Oltre alle lapidi poste lungo le pareti esterne del piccolo edificio, sul basamento di pietra che ricorda come vi fosse presente il cimiterino, allora dedicato alla memoria del Tenente Raffaele Stasi, sono state appoggiate alcune piccole lapidi che portano ancora il nome di alcuni Caduti (sotto ci siamo premurati di completare i dati degli stessi).

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Nel cimiterino vicino all’attuale Cappella di San Lorenzo in Marcesina furono sepolti, tra gli altri, i seguenti militari, per lo più spirati agli ospedaletti da campo n. 31, 115 e n. 89 operanti per il settore di Enego e ivi ricoverati sovente durante le fasi della controffensiva italiana dell’estate 1916: PONTI Giuseppe di Alessandro (Soldato del 137° Fanteria) nato Curno – Mozzo (BG) il 28 febbraio 1895 e morto per le ferite il 27 giugno 1916, LONGO Giuseppe di Filippo (Soldato del 129° Fanteria) nato a Ostuni (LE) il 3 luglio 1885 e morto per le ferite il 23 luglio 1916, BATTAGLIA Angelo (Bersagliere del 9° Reggimento) nato a Brembate Sopra (BG) il 1 ottobre 1877 e morto per malattia il 30 agosto 1916, MASSONETTO Luigi (dati incompleti), PAVESI (dati incompleti), GHIRGA Giovanni di Luigi (Soldato del 226° Fanteria) nato a Corgiano (PG) il 6 luglio 1892 e morto per le ferite il 25 luglio 1916, FIOCCHI Luigi di Antonio (Soldato del 133° Fanteria) nato a Trovo (PV) morto il 23 giugno 1916 per le ferite riportate, FRANCO Luigi di Antonio (Alpino del 7° Reggimento) nato a Vas (BL) morto per le ferite il 28 luglio 1916, EDOARDO Gelsomino (Alpino del 1° Reggimento) nato a Pieve di Teco (IM) il 5 gennaio 1893 morto per le ferite il 19 agosto, TODESCO Mauro (dati incompleti o invertiti), EGISTO (…), FACCIO Guglielmo (…), GALLIAN (O) Giuseppe (…), GHIDDI Geminiano di Celso (Alpino del 6° Reggimento) nato a Pavullo nel Frignano (MO) il 28 maggio 1896 morto per malattia il 3 settembre 1916, TODESCO Mauro (dati incompleti o invertiti), EGISTO (…), FACCIO Guglielmo (…), GALLIAN (O) Giuseppe (…), GHIDDI Geminiano di Celso (Alpino del 6° Reggimento) nato a Pavullo nel Frignano (MO) il 28 maggio 1896 morto per malattia il 3 settembre 1916, DE FAVERI Natale di Gregorio (Soldato del 225° Fanteria) nato a Farra di Soligo (TV) morto per le ferite il 22 settembre 1916, MASCIA Paolo di Antioco (Soldato del 151° Fanteria Brigata “Sassari”) nato a Villamassargia (CA) morto per le ferite il 16 luglio 1916, MENINI Achille (Alpino del 1° Reggimento - dati incongruenti), SIMONI Andrea di Luigi (Alpino del 1° Reggimento) nato a Nervi (GE) il 13 settembre 1884 e morto per le ferite il 21 agosto 1916, MARINI Andrea (Soldato del 228° Fanteria – dati incongruenti), GIANNOTTI Fausto di Giovacchino (Soldato del 225° Fanteria) nato a Barga (LU) il 12 settembre 1887 e morto per le ferite il 14 luglio 1916, MANCINI Enrico di Achille (Alpino dell’8° Reggimento) nato a Scanno (AQ) il 8 luglio 1896 e morto per le ferite l’8 luglio 1916, FADDA Antonio di Salvatore (Soldato del 226° Fanteria) nato a S. Anna Arresi di Villarios Masainas (CA) il 3 maggio 1882 e morto per malattia il 28 agosto 1916, VITTORIA Giovanni (Sergente Maggiore 139° Fanteria) nato a Turi (BA) il 24 giugno 1882 e morto per le ferite il 5 luglio 1916, CINQUINI Teodoro o Isidoro (Soldato del 127° o più probabilmente 137° Fanteria) nato il 27 settembre 1895 a Travagliato (BS) e morto per le ferite il 7 luglio 1916. Vi vengono inoltre ricordati: BOI Carlo di Sebastiano (Sottotenente di complemento del 1° Reggimento Art. Montagna) nato a Cagliari il 2 luglio 1893 e morto il 20 giugno 1916 e PIVATO Lodovico di Antonio (Sottotenente del 6° Reggimento Alpini), nato a Marostica (VI) il 1 luglio 1890 e morto per le ferite il 22 luglio 1917.

La tempesta “Vaia” del 2018, distruggendo l’ampio tratto di bosco nel quale si trovava, ha rivelato il sito originario del cimitero di Campo Spa, il luogo dove fu inizialmente sepolto Antonio Bergamas, figlio di Maria, colei che sarà chiamata ad Aquileia a scegliere il “Milite Ignoto” tra undici salme sconosciute. Morto per le ferite riportate in azione sul vicino Cimon di Marcesina, Antonio fu sepolto nel piccolo cimitero di Campo Spa, poi distrutto dai bombardamenti che resero impossibile recuperarne le spoglie collocandolo pertanto tra gli “Ignoti”.

Poco oltre San Lorenzo, proseguendo per la strada che conduce nel territorio del comune di Grigno, sempre sulla Piana di Marcesina, si trova la nota installazione artistica dell’Aquila che è stata ultimata nel luglio del 2023. L’opera, di Marco Martalar, è stata realizzata in ricordo della tempesta “Vaia” del 2018 che ha devastato i boschi dell’Altopiano e della stessa Piana di Marcesina in particolare, divenuta così il più grande cantiere forestale d’Europa. L’opera è stata costruita utilizzando materiale di recupero come legno e radici, raccolto nel raggio di un chilometro da dove si trova la scultura stessa; è alta 7 metri, lunga 5 e pesa 1.600 chilogrammi; per unire i frammenti raccolti sono state usate circa 1.800 viti.